Il territorio ischitano è fragile, ormai non ci sono dubbi. Bastano infatti le prime piogge insistenti di stagione ad esporre l’isola a frane e smottamenti. Parlano da soli, in questo senso, gli eventi del febbraio 2015 , dalla frana dell’Olmitello – che ha fatto anche una vittima [1]  – fino ad arrivare agli smottamenti che hanno interessato Barano[2, con tanto di chiusura della ex SS270], Forio [3] e Ischia [4]. Episodi, questi, tutt’altro che sorprendenti e che mostrano un’isola vittima del dissesto idrogeologico, fenomeno dalle mille sfaccettature e che di certo non si può ricondurre solo ed esclusivamente alla deprecabile e decisiva pratica dell’abusivismo edilizio, che – con la complicità di certe istituzioni – ha profondamente alterato nei decenni il territorio isolano, ostruendo spesso i naturali canali di scolo dell’acqua piovana.

Se Ischia frana, e l’episodio del 1910 a Casamicciola lo mostra, non è colpa solo del cemento selvaggio, ma anche della natura stessa di un’isola di origine vulcanica, con i frequenti acquazzoni che hanno reso più fragile un terreno prettamente tufaceo. A questo vanno aggiunti i frequenti incendi estivi, spesso dolosi (vedi qui per un nostro focus), il disboscamento (fenomeno legato nei fatti all’abusivismo) e la scarsa manutenzione dei privati, conseguenza della perdita di tradizioni e usi contadini in numerose famiglie (con terreni, “parracine” ecc. non più curati). Da non dimenticare, poi, gli interventi di bonifica non all’altezza operati dagli enti preposti. È dunque un ampio ventaglio di fattori a comporre un fenomeno come il dissesto idrogeologico, terminologia entrata nel vocabolario di tutti gli isolani da quel 30 aprile 2006, giorno della tragedia del Monte Vezzi. Un fenomeno difficile da contrastare senza interventi puntali ed efficaci: per questo risulta necessaria una presa di posizione decisa della Regione, chiamata a difendere una delle perle del territorio campano.

Una perla che di certo non è nuova a episodi come quelli visti in questo tragico febbraio 2015. Per dimostrarvi che non parliamo di novità, vi proponiamo alcuni casi di frane e smottamenti che hanno interessato l’isola verde dagli inizi del ventesimo secolo a oggi.

NOTE:
[1] Repubblica.it
[2], [3] e [4] Ildispari.it


24 ottobre 1910 – ALLUVIONE DI CASAMICCIOLA

casamicciola 1910

Sei ore di precipitazioni mai viste prima, affermavano le cronache dell’epoca, causarono una terribile alluvione che colpì principalmente i territori di Casamicciola e Lacco Ameno causando 15 morti (11 nel comune termale). La foto ormai passata alla storia del masso gigante caduto su Piazza Bagni testimonia la portata dell’evento, secondo “La vedetta del golfo” del 10 novembre 1910 causato non solo dalla quantità incredibile di acqua piovuta dal cielo, ma anche dalla insufficiente incanalazione e dal disboscamento. Notizie discordanti giungevano a Napoli e alle altre parti dell’isola, facendo riferimento finanche a maremoti, cosa che chiaramente terrorizzò ulteriormente la popolazione.

In molti, soprattutto a Casamicciola, riuscirono a salvarsi dalla furia dell’acqua salendo sui tetti delle case. La conta dei danni a Casamicciola lascia senza parole: nella contrada Bagni, con numerose abitazioni sono andati distrutti diversi stabilimenti, specialmente Lucibello e Manzi. Nella stessa zona sono scesi dalle pendici dell’Epomeo dei blocchi enormi, alcuni alti addirittura 5 metri; stesso discorso nella contrada Rita, mentre alla Marina il rione di baracche fu allagato completamente. Devastazione anche a Lacco Ameno, nella zona all’entrata del paese; a Forio gravi danni a Monterone e alle campagne di Panza; disagi pure a Barano, con le case del Pieio danneggiate, e a Ischia, dove tratti di strada sono stati letteralmente spazzati via e l’acquedotto municipale deviato sin dalla sorgente.

Questo il telegramma inviato alla Prefettura di Napoli: «Un’alluvione enorme, ieri, dalle sei alle undici antimeridiane, si è precipitata vertiginosamente dal monte Chito, soprastante Casamicciola. Crollarono massi enormi, che, rotolando vicino al centro del paese distrussero contrada Rita. Molte case crollate. Famiglie in fuga. Nove vittime, di cui quattro al mare e cinque ancora non ritracciate. Inoltre distrutti sei stabilimenti balneari, botteghe, case adiacenti. I rioni San Severino e Umberto I, popolarissimi, furono anch’essi distrutti; quasi metà del paese è distrutta; mentre altra metà è enormemente danneggiata».

DUE EPISODI MINORI SULLA SPIAGGIA DI S.PIETRO – 17 agosto 1968 e 24 agosto 1978

Nel secondo caso da noi preso in esame interessata la spiaggia di San Pietro, a Ischia Porto. Una pioggia di pietre e terriccio è caduta sull’arenile, conseguenza di una vasta fenditura che si è aperta nel costone di roccia che sovrasta il litorale. Momenti di tensione tra i bagnanti presenti sulla spiaggia, con il prevedibile fuggi-fuggi generale nel timore di una frana. Dato l’allarme, sono accorsi i tecnici del Comune e i vigili del fuoco: dopo i primi accertamenti rivelato l’imminente pericolo di smottamento di un masso di vaste proporzioni. Le incrinature si sono verificate lungo una estensione di oltre trenta metri di roccia sulla quale sorge un complesso alberghiero. Deciso di vietare l’accesso alla spiaggetta. Nell’agosto 1978 ancora una piccola frana nella stessa zona; la spiaggia era comunque deserta.

7 giugno 1978 – SPIAGGIA DEI MARONTI, 5 VITTIME SOTTO UNA FRANA

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Alle 12.40 una frana di grandi dimensioni si è staccata dalla collina che sovrasta quasi a picco la zona Fumarole della spiaggia dei Maronti. Parliamo di oltre 10 mila metri cubi di tufo trasformato dagli agenti atmosferici in terriccio, piombato da un’altezza di circa trenta metri sull’arenile affollato da un paio di centinaia di bagnanti. Uccisi 5 turisti stranieri (4 inizialmente e un altro dieci giorni dopo per le ferite riportate). Due quelli feriti gravemente. Fortuna nella sfortuna, l’orario della frana: molti turisti, infatti, erano risaliti dalla spiaggia per il pranzo, circostanza che ha evitato un bilancio ancora peggiore. Dopo l’allarme, è cominciata l’opera di soccorso di vigili del fuoco, agenti di polizia e carabinieri, giunti in gran parte via mare. Sul posto il prefetto Biondo, il questore Colombo e il comandante del gruppo “Napoli Primo” dei Carabinieri, colonnello Rochietti March. Alle operazioni di soccorso hanno partecipato anche elicotteri della marina americana al comando del capitano Cloud.

Già in quell’articolo, l’autore Adriaco Luise fa riferimento all’abusivismo edilizio: “Il disastro, secondo gli isolani, non sarebbe dovuto alla lenta erosione degli elementi naturali, ma piuttosto alla dissennatezza con cui nell’isola si è costruito in questi ultimi anni”. Si segnala che un “imprenditore edile della zona è sfuggito, grazie all’intervento dei Carabinieri, al linciaggio di una folla inferocita. La frana infatti si è verificata proprio nel punto in cui una società costruttrice sta innalzando dei villini residenziali. […] L’alterazione del precario equilibrio geologico sarebbe quindi all’origine della frana”. Successivamente la commissione regionale di inchiesta stabiliva che non c’erano cause specifiche, ma alle spalle l’azione concomitante di svariati fattori.

Agosto 1983, ALTRO CASO AI MARONTI
Altro caso di frana ai Maronti, questa volta senza fare vittime. I bagnanti sono stati messi in allarme dalla caduta di terriccio e da sinistri scricchiolii: si sono salvati buttandosi in mare. Un operatore turistico valdostano ha riportato una ferita al piede.

LE DICHIARAZIONI DEL GEOLOGO TOMA SULLA SITUAZIONE DEI MARONTI (tra il 1978 al 1983):

Il dott.Saverio Soma, geologo, già nel 1971 presentò al comune di Barano una relazione sulla spiaggia dei Maronti con la quale sollecitava una corretta azione di bonifica della zona. Tornando proprio sull’episodio dei Maronti del 7 giugno 1978, ecco le sue dichiarazioni: “L’isola d’Ischia è costituita interamente da rocce vulcaniche, lave, tufi, pomici, scorie, ceneri e dai materiali di disfacimento delle stesse che formano frane e alluvioni. Le coste interessate ai movimenti franosi sono composte di materiali pozzolanacei inglobanti materiale piroclastico di varia dimensione (…). È sempre un materiale che viene aggredito e corroso dagli agenti atmosferici e dal mare. Per ovviare a tutto occorrono serie opere di bonifica”. Queste le dichiarazioni nel 1983: “La causa principale del fenomeno che interessa un fronte di un chilometro è l’erosione marina. Vi sono poi le infiltrazioni d’acqua provenienti dalle costruzioni abusive sorte sul costone che domina la spiaggia, i cui scarichi di acque luride non sono stati controllati e non sono incanalati nella giusta direzione. Ci troviamo inoltre in presenza di un terreno argilloso, di rocce friabilissime”.

9 settembre 2003 – VIA GIAMBATTISTA VICO
Due ragazze che viaggiavano in sella a un motorino sono state travolte da un valanga di terreno e detriti provocata da uno smottamento in via Giambattista Vico, la stessa interdetta nel febbraio 2015.

30 aprile 2006 – MONTE VEZZI: 4 MORTI
Alle 7.00 di mattina la frana che stronca la vita di Luigi Buono e delle figlie Anna, Maria e Giulia. Anche qui una tragedia arrivata dopo giorni di piogge intense e su cui aleggia l’ombra dell’abusivismo edilizio e del clientelismo. (Vedi qui per un riepilogo sulla vicenda)

30 luglio 2006 – SAN PANCRAZIO

Dopo un intenso nubifragio durato oltre un paio di ore, uno smottamento ha interessato la zona di Punta San Pancrazio. Un costone si è staccato da la “Carrozza” è crollato nei pressi di un ristorante che si raggiunge solo via mare. I massi caduti dal fianco del monte hanno sfiorato il locale, ma la tettoia ha retto ed è stato evitando un disastro di proporzioni ben più gravi. Ferite una donna di 30 anni, rimasta contusa alla spalla, e una bimba di 10 anni sotto choc a causa dello spavento.

10 novembre 2009 – CASAMICCIOLA: 1 MORTO

Ore 8.00, una grossa frana staccatasi dal monte Epomeo, in località Tresca, ha investito Piazza bagni fino al porto di Casamicciola. Trascinati via alberi, automobili, massi di tufo. E persone. Anche questa volta l’isola piange una vittima, la povera Anna De Felice, 15 anni. Una ventina i feriti, due in gravi condizioni. Estratti vivi dal fango due bambini, uno di 6 e l’altro di 12 anni, mentre una donna è stata salvata in mare dalla Guardia Costiera, impegnata nelle operazioni di soccorso con Protezione Civile, vigili del fuoco e le altre forze preposte (impiegati 30 mezzi, 2 elicotteri, cani e sommozzatori). A Forio alcune persone bloccate a Santa Maria al Monte.

C’è chi punta il dito contro le istituzioni, per i mancati interventi di messa in sicurezza di un costone che si sapeva pericoloso dal 1910; altri vedono nell’abusivismo edilizio la causa principale della tragedia, ipotizzando che diversi canali che facevano defluire l’acqua sono stati ostruiti negli anni da abitazioni costruite senza permesso; e, ancora, si fa riferimento a una discarica abusiva nel mezzo di Cava Fontana, in questo modo massi, immondizia anche ingombrante e scarti si sono accumulati, questo fino a quando la pressione è diventata insostenibile, con la frana che così ha iniziato la sua corsa distruttrice.

Cris.Mes.