La terribile alluvione che devastò Ischia (soprattutto Casamicciola) nel 1910

Il 1910 fu l’anno di una delle più devastanti alluvioni in Italia. Un evento senza precedenti che in Campania mise letteralmente in ginocchio i territori di Ischia, Salerno e costiera amalfitana. L’isola verde fu vittima di un violento nubifragio che vide protagonista in negativo soprattutto il comune di Casamicciola, ancora martoriato dal terribile terremoto del 1883. Nemmeno trent’anni dopo, precisamente il 24 ottobre del 1910, ecco la tragica alluvione passata alla storia per quindici vittime ischitane e per i celebri massi giganti che ritroviamo in molte foto d’epoca. Parliamo di macigni di dimensioni incredibili (circa 25 metri di diametro e 5 metri di altezza) che si staccarono dal Monte Epomeo e caddero tra Piazza Bagni e la Rita.

Casamicciola alluvione 1910 Ischia foto da Illustrated London News
Uno dei macigni a Casamicciola, vicino le Terme Manzi

I massi, che “La Stampa” definì ciclopici, vennero rimossi con l’ausilio di mine che causarono potenti esplosioni.

L’alluvione di Casamicciola del 1910. I danni: tra macigni, fango e strutture distrutte

Dalle 6 alle 11 di mattina, sei ore di piogge senza precedenti misero in ginocchio i comuni di Casamicciola, Lacco Ameno e in misura minore Barano, Ischia e Forio. Nel comune casamicciolese non solo undici morti (gli altri quattro a Lacco) ma anche tantissimi danni. Insieme a molte abitazioni e botteghe, che vennero sommerse da metri di fango, andarono distrutti hotel (come l’albergo Quisisana, poi ricostruito e ancora oggi presente in Piazza Bagni) e stabilimenti termali (almeno sei, tra cui Lucibello e Manzi).

Alluvione Ischia Casamicciola 1910 Piazza Bagni distrutta
Una panoramica di Piazza Bagni dopo la violenta alluvione del 1910 (foto Illustrated London News)

L’alluvione di Casamicciola, stando a quanto riportato dal quotidiano socialista “L’Avanti”, danneggiò anche il municipio, che aveva “l’aspetto di un palazzo divorato dalle fiamme”. L’interno era “pieno di acqua” e “solo per miracolo (era) rimasto in piedi senza essere raso al suolo come il fabbricato di fronte”.

Completamente devastate strade principali e secondarie: vennero quasi tutte interrotte e si lavorò alacremente per ripristinarle subito, così da facilitare le operazioni di soccorso. Come si legge nel telegramma inviato alla Prefettura di Napoli, “quasi metà del paese distrutta, mentre l’altra metà enormemente danneggiata”. Nello specifico, si legge ancora, “i rioni San Severino e Umberto I, popolarissimi, furono distrutti”; il rione Traversa San Felice, come si legge sui giornali dell’epoca, aveva tutte le case sfondate, ripiene di fango e di suppellettili. Per le strade e i rioni di Casamicciola, in definitiva, “tronchi di alberi (…), banchi di negozi, letti in ferro spezzati e ritorti, travolti dalla vertiginosa corrente (…) si ammucchiarono” nei pressi di varie case (L’Avanti, 27 ottobre 1910).

Nubifragio 1910 Casamicciola Rione san Felice
La traversa di Rione San Felice a Casamicciola dopo l’alluvione

Alla luce dei tanti (e gravi) problemi riscontrati a Casamicciola, per “La Stampa” il disastro risultava addirittura peggiore rispetto al tragico terremoto del 1883. Questo perché “se allora vi fu un numero assai maggiore di vittime, non andò però perduta la ricchezza principale dell’isola“. Nello specifico il giornale torinese parlava delle “numerose e voluminose sorgenti termali, le quali ora sono in grande parte interrate e per rimetterle quali erano occorreranno parecchi milioni che l’industria privata, così crudelmente colpita, non potrà mai mettere fuori”. Molto, in verità, è stato poi recuperato nel tempo, ma è innegabile che eventi come l’alluvione del 1910 e i terremoti del 1881 e 1883 misero un freno allo sviluppo turistico ed economico di Casamicciola. In tal senso, non bisogna dimenticare che il comune termale era un tempo il vero fiore all’occhiello dell’isola verde, ricoprendo il ruolo che dagli anni ’50 in poi è stato dei centri di Ischia, Lacco Ameno e Forio e del borgo di Sant’Angelo.

Lacco Ameno, vittime e grandi problemi. Allagamenti anche a Ischia e Forio

Non solo Casamicciola. Danni pesantissimi e vittime anche a Lacco Ameno. Strade letteralmente impraticabili, sia nella zona alta che lungo la costa. Ad avere la peggio fu la contrada della Fundera, completamente distrutta.
“Un grosso macigno di enormi dimensioni – come riportava L’Avanti – ha investito una capanna solidissima facendola rotolare fino al mare”. All’interno della capanna “si trovavano un contadino col figliuolo che sono stati trovati morti”: il padre morì proprio nel tentativo di salvare il figlio.

Strada di Lacco Ameno devastata dall'alluvione di Ischia del 1910
Una strada di Lacco Ameno devastata dall’alluvione del 24 ottobre 1910

A Forio conseguenze pesanti soprattutto per Monterone, dove numerose cantine vennero letteralmente spazzate via. Stesso destino per numerosi vigneti. Allagata anche la frazione di Panza, la cui caratteristica piazza appariva irriconoscibile.

Nel comune di Ischia danni soprattutto a strade (danneggiate via Quercia nei pressi del porto e via Nuova a Fiaiano). Problemi gravi per l’acquedotto municipale, rovinati centinaia di raccolti. Poco da segnalare, invece, a Serrara Fontana, a conti fatti il comune meno colpito dall’alluvione del 1910.

Lo spettacolo raccapricciante al cimitero di Barano

Incredibile quello che successe a Barano: come riportato sia da “La Stampa” che da “L’Avanti”, ci fu una vera e propria inondazione al cimitero di Piedimonte che disotterrò numerosi cadaveri. Lo spettacolo era di quelli raccapriccianti, con gruppi di carabinieri e soldati del genio al lavoro subito, dal 25 mattina, “per raccogliere fra la melma tutti i resti mortali”. Per questo incredibile fatto, inizialmente si pensò che anche nel comune di Barano ci fossero delle vittime dell’alluvione: dopo le prime (errate) comunicazioni, arrivò la smentita.

Cimitero di Ischia negli anni 50 foto antica
Una foto di Vittorio Pandolfi. Un cimitero di Ischia, probabilmente quello di Panza (Forio)

Le vittime dell’alluvione che colpì Ischia nel 1910

Per quanto riguarda le vittime, quindici in totale, il numero sarebbe potuto essere maggiore senza una serie di atti di vero e proprio eroismo da parte della popolazione ischitana. In più, molti casamicciolesi – soprattutto i residenti della zona alta – riuscirono a scampare alla morte salendo sui tetti delle case. Tristemente, fu invece diverso il discorso per le persone che abitavano a valle, in case che sorgevano anche sotto il livello della strada: alla Marina, il rione di baracche fu completamente allagato. Almeno quattro vittime vennero ritrovate in mare, altre vennero rinvenuto lontane anche chilometri da casa e in condizioni pietose.

Questi i nomi delle vittime, delle prime dieci identificate: Castagna Giuseppina, Cioppi Carmine, Cioppi Restituta, Conte Maria, Della Confusione Rocco, Franzese Giuseppina, Matarese Margherita, Monti Anna, Piro Concetta, Piro Raffaele.


Le cause dietro la tragedia ischitana di inizio Novecento

Dietro questa tragedia, a conti fatti una delle peggiori alluvioni in Italia di inizio Novecento, ci furono le abbondanti piogge e le criticità del territorio ischitano, nel segno di dissesto idrogeologico e limiti infrastrutturali. Il fulcro del disastro fu il Monte Epomeo, da cui partì un torrente diviso in due che invase da un lato Casamicciola centro e dall’altro piazza Bagni. Gli incredibili massi tufacei fecero il resto, distruggendo tutto quello che trovarono sulla loro strada.

Casamiccioa alluvione 1910 Ischia Foto di gruppo con macigno
Storica foto di un gruppo di soccorritori con un enorme masso tufaceo

Secondo il ministro Cattolica, la causa principale di questa catastrofe fu la mancanza di opere di difesa idraulica per i paesi sottoposti all’Epomeo. Per il giornale “La vedetta del golfo”, come si può leggere nell’edizione del 10 novembre 1910, determinante furono la insufficiente incanalazione e l’eccessivo disboscamento.


Le istituzioni in azione per i soccorsi. Anche il re a Ischia

La macchina dei soccorsi si mise in moto piuttosto velocemente, tenendo ovviamente in considerazione le difficoltà logistiche per raggiungere l’isola. Il prefetto di Napoli ricevette la notizia dell’alluvione di Casamicciola da un carabiniere a bordo di un legno mercantile partito dall’isola verde. Con la stessa imbarcazione, vennero inviati i primi soldati e materiali di soccorso.

Allo stesso tempo ad avvisare il prefetto furono i sindaci di Casamicciola e Lacco Ameno. Così scriveva il primo cittadino del comune casamicciolese, Vespasiano Fraticelli (1880-1955): “Terribile alluvione. Allagata una parte paese. Finora poche vittime, incommensurabili danni. Pregola inviare pronti soccorsi, soldati, zappatori, truppe”. Sulla stessa linea, il telegramma inviato dal sindaco di Lacco Ameno: “Danni ingentissimi. Molte vittime. Constatando popolazione senza letto, interesso vostra generosità perché Monte Misericordia autorizzi aprire suoi dormitori e dispongasi invio soldati, carabinieri. Telegrafo funziona tutta la notte”.

In questa foto si nota l’onorevole Francesco Saverio Nitti, che per molto tempo – soprattutto ad inizio Novecento – soggiornò a Ischia. Non a caso suo figlio Federico nacque sull’isola verde. Alle spalle si vedono le terme Belliazzi

Alla luce di questi elementi, il Prefetto contattò il presidente del consiglio Luigi Luzzatti, che – come si legge sulla Gazzetta Ufficiale del 25 ottobre 1910 – convocò subito il consiglio dei ministri. Vennero così organizzati i primi soccorsi e si decise per lo sbarco a Ischia del ministro della marina Pasquale Leonardi Cattolica, giunto sull’isola a bordo della torpediniera “134 S”.

Cattolica, solo una delle tante autorità presenti a Ischia, ordinò l’immediata partenza per il luogo del disastro delle navi Urania e Colonna, piene di vettovaglie e indumenti per gli sfollati isolani. Inoltre vennero inviate tutte le navi della marina militare ancorate nel porto di Napoli, mentre da Porto Ferraio partì la corazzata Sardegna per Casamicciola e da La Spezia l’incrociatore San Giorgio per Ischia. Grazie al personale presente su queste ultime due navi da guerra (parliamo di circa 400 soldati e professionisti) si riuscì ad aprire canali di drenaggio, così da liberare le case basse bloccate da macigni e fango. Sempre questi 400 portarono beni di prima necessità per dieci mila persone.

Alluvione a Ischia nel 1910 - Gruppo di autorità
Gruppo di autorità davanti alle terme Lucibello

A Ischia giunsero anche i piroscafi Mafalda e Napoli della Società di Navigazione del Golfo. A bordo c’erano uomini di truppa, 30 carabinieri, 50 guardie di città, 2 ingegneri del Genio Civile, 2 funzionari di pubblica sicurezza, il maggiore Giuseppe Petella dei Carabinieri e l’onorevole Giovanni Strigari. Quest’ultimo, insieme all’onorevole Cattolica, fu per tre giorni sullo scoglio isclano e visitò tutte le zone martoriate dall’alluvione. Molto attivi in quei giorni sull’isola anche il sindaco di Napoli Ferdinando Del Carretto di Novello e l’assessore all’igiene partenopeo Giulio Rodinò.

Sull’isola, per iniziativa diretta del primo ministro Luzzatti, arrivarono squadre di medici specializzati e di infermieri. Inoltre, sempre su richiesta del presidente del consiglio, vennero inviate a Ischia delle tende all’avanguardia, capaci di dare ricovero a molte persone contemporaneamente.

Il re a Ischia: Vittorio Emanuele III visita i luoghi del disastro

Tra tante autorità accorse per l’alluvione di Casamicciola, a fare maggiore scalpore fu il re Vittorio Emanuele III, che sbarcò a Ischia il 26 ottobre a bordo della controtorpediniera Orfeo. Nonostante il dolore, la popolazione accolse il sovrano con entusiasmo. “Maestà salvateci dal disagio, salvateci dalla fame”: questo l’appello di alcuni casamicciolesi.

Il re, apparso commosso, percorse un chilometro a piedi tra le vie del disastro in quel di Casamicciola: inizialmente si tentò il trasporto in carrozza, ma risultò letteralmente impossibile per la condizione dei luoghi. In piazza Bagni, Vittorio Emanuele fu poi accolto dal clero, con in testa Don Cristofaro Morgera.

La Stampa - il re a Ischia per alluvione del 1910
La Stampa del 27 ottobre 1910

Sempre via mare, Vittorio Emanuele III si spostò nel comune di Ischia, dove constatò che il centro aveva subito meno danni rispetto alle zone periferiche. Nel comune ischitano, il sovrano si intrattenne con il deputato Strigari e soprattutto con il vescovo Mario Palladino.


Il bello e il brutto: tra medaglie per eroismo e…

Nei giorni dell’alluvione, furono in molti a distinguersi per il loro coraggio e per l’opera efficace per salvare persone in pericolo. Il re conferì medaglie di argento al valor civile a Umberto Belliazzi, Vespasiano Fraticelli, Emiliano Coppa, Giuseppe Monti, Giovan Giuseppe Mennella, Raffaele e Pasquale Iaccarino. Attestati di pubblica benemeranza al dott. Giuseppe Mennella (“che compì opera coraggiosa e filantropica”) ed ai signori Melchiorre e Raffaele Ferrara, Giuseppe Fraticelli, il farmacista Vincenzo de Luise, Giovanni Taliercio, Tommaso Conte, Pasquale e Francesco Monti. Sebbene non menzionati, si distinsero a Lacco Ameno il giovane Luigi Ascanio e Giuseppe Iacono, che salvarono rispettivamente otto e due persone.

Non solo note liete. Durante le operazioni di soccorso e sgombero delle abitazioni, ci fu spazio anche per una storia dai connotati decisamente particolari. Come raccontò “La Stampa”, il signor Migliaccio, conosciuto a Casamicciola per la sua avarizia, non voleva assolutamente allontanarsi dalla sua abitazione per timore di essere derubato. Questo nonostante le insistenze dei soccorritori e di alcune delle importanti autorità presenti in quei giorni a Casamicciola. Dal momento che la casa era in procinto di crollare e che era così a rischio l’incolumità di Migliaccio e dei soccorritori, l’uomo venne preso con la forza e allontanato finalmente dalla zona pericolosa.

L’alluvione di Casamicciola: la notizia fa il giro del mondo

Tanti i giornali d’epoca, non solo italiani, che parlarono dell’alluvione.

Alluvione Casamicciola 1910 giornale inglese
Pagina dedicata all’alluvione ischitana dall’Illustrated London News del 10 novembre 1910

L’alluvione che colpì Ischia e la costiera amalfitana venne riportata anche dai giornali spagnoli, nello specifico “El Pais” ed “El dia de Madrid”.

Giornale El Pais Ischia alluvione 1910
Articolo de “El Pais” del 25 ottobre 1910
El dia de Madrid, giornale spagnolo parla dell'alluvione di Ischia del 1910
Articolo di “El dia de Madrid” del 25 ottobre 1910
Illustrazione Italiana, disegno sull'alluvione di Ischia del 1910
L’Illustrazione Italiana del 30 ottobre 1910

Oltre a “La Stampa” e “L’Avanti”, tra i giornali italiani che parlarono dall’alluvione di Casamicciola troviamo anche la celebre “L’Illustrazione Italiana”. Qui in alto la significativa opera “Scene di terrore a Ischia”.

La terribile alluvione che devastò Ischia (soprattutto Casamicciola) nel 1910
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