Manoscritto Voynich, perché lo studio (tanto criticato) parla di Ischia?

Il Manoscritto Voynich e Ischia sono legati da una storia lunga secoli e ricca di intrighi. O forse no. Dopo il clamore dei primi giorni, in cui l’isola verde sembrava al centro di un mistero appassionante[1], ecco il dietrofront a seguito della levata di scudi degli esperti. Sono state numerose, infatti, le critiche negative[2] di studiosi importanti dopo la pubblicazione della ricerca di Gerard Cheshire della università britannica di Bristol.

Secondo Cheshire il misterioso codice sarebbe ormai decifrato, avendo individuato una lingua proto-romanza diffusa tra la corte spagnola nel quindicesimo secolo. In più, ed è questo l’aspetto che più ci interessa, il celeberrimo codice sarebbe stato scritto a Ischia sul Castello Aragonese, intorno al 1450. Inoltre, il manoscritto sarebbe nel segno di testi e illustrazioni che rimandano a peculiarità e luoghi dell’isola verde.

La prima tesi, quella relativa alla lingua proto-romanza, è stata rigettata con forza dagli esperti mondiali di crittografia e storia medievale. Al contrario, ancora nessuno studioso si è pronunciato sul presunto legame tra Ischia e il manoscritto.

Manoscritto Voynich Ischia
Manoscritto Voynich (Fonte: Yale University)
Info utili: cosa è il Manoscritto Voynich (da Wikipedia)

Il manoscritto Voynich è un codice illustrato risalente al XV secolo scritto con un sistema di scrittura che non è stato ancora decifrato, nonostante numerosi studi e tesi diverse. Il manoscritto contiene immagini di piante che non sono identificabili con alcun vegetale noto e l’idioma usato nel testo non appartiene ad alcun sistema alfabetico/linguistico conosciuto. Il manoscritto è conservato presso la Biblioteca Beinecke di manoscritti e libri rari dell’Università di Yale (Stati Uniti), dove reca il numero di inventario «Ms 408»[3]

La tesi di Cheshire: perché parla di Ischia

Nell’ultimo paragrafo vedremo perché alcuni esperti hanno bocciato senza appello il metodo con cui Cheshire avrebbe decriptato il codice. Adesso però concentriamoci sulle presunte origini ischitane del manoscritto e sulla presenza di luoghi dell’isola all’interno delle sue enigmatiche pagine.

Partiamo da un presupposto: le tesi sul manoscritto sono tantissime e, nello specifico, quelle di Cheshire lasciano più di qualche dubbio. Nell’attesa che eminenti studiosi si pronuncino pure sulla presunta ischitanità dell’opera, possiamo comunque già affermare che alcuni collegamenti tra Voynich e Ischia appaiono oltremodo forzati. Inoltre – sulla scorta del giudizio di autorevoli esperti – i riferimenti all’isola verde potrebbero essere conseguenza di una chiave di lettura errata relativa alla decriptazione del codice. Tutto molto probabile, ma la curiosità ci spinge oltre: vogliamo capire, insomma, perché Cheshire faccia riferimento proprio a Ischia.

Cerchiamo di scoprirlo in cinque punti, con la consapevolezza che torneremo altre volte su un argomento che merita maggiori approfondimenti. Anche perché il lavoro di Cheshire non si ferma qui: come da lui stesso sostenuto, il prossimo step sarà tradurre l’intero manoscritto con le conoscenze attuali.

Il castello aragonese di Ischia nel manoscritto Voynich?

Nella sua ricerca, intitolata “Linguistically dating and locating the origin of Manuscript MS408[4], lo studioso lega il manoscritto a quattro zone dell’isola. Parliamo del Castello Aragonese, di Ischia Ponte, Sant’Angelo con le vicine fumarole e un grande cratere (probabilmente quello celebre del Cretaio).

Il Castello sarebbe il fulcro di questa misteriosa storia, essendo il manoscritto realizzato da una suora dominicana per Maria di Castiglia, regina di Aragona. La sua corte – al pari delle suore – viveva proprio sul maniero ischitano.

Qui sotto (immagine 1) possiamo vedere l’illustrazione che secondo lo studioso mostrerebbe il Castello Aragonese. Sulla sinistra si può notare una fortezza, in realtà un po’ diversa da quella ischitana, come si può evincere dall’assenza del maschio e dalla presenza di una torre eccessivamente alta. In questo caso, però, si potrebbe obiettare che ci troviamo al cospetto di una riproduzione approssimativa che per certi versi ricorda altre illustrazioni e incisioni del Castello Aragonese precedenti al diciannovesimo secolo (immagine 2).

Manoscritto Voynich Ischia Castello Aragonese
Sulla sinistra, all’interno del cerchio, il Castello Aragonese di Ischia [immagine 1]

Per comprendere il dibattito e il mistero che caratterizzano il manoscritto Voynich, vi basti sapere che questa stessa illustrazione è stata interpretata dallo studioso Nicholas Pelling come una riferimento alle mura di Milano e al castello Sforzesco.

Castello Aragonese Ischia illustrazione 1700
Una incisione del 1700 che raffigura il Castello Aragonese di Ischia [immagine 2]

Ischia Ponte e il Vino: Aenaria/Oenaria

Spazio, poi, ad un’illustrazione (immagine 3) in cui sarebbe presente la zona tra Ischia Ponte e Cartaromana. Gli appassionati di storia isclana saranno già a conoscenza che proprio dalle parti del borgo isolano, ora sommersa dal mare, c’era la città romana di Aenaria. La cittadina era denominata anche Oenaria, con riferimento alla produzione di vino: per gli storici, infatti, significa letteralmente “terra del vino e della vite”.

Ebbene, partendo da questa verità storica, il ricercatore britannico ha rilevato nell’illustrazione in basso la presenza della parola “oena” (vino, pronunciato owena) e una serie di lodi alla bevanda alcolica. Lo studioso da qui ha dedotto che si tratta della zona che, presumibilmente, va dall’attuale piazzale aragonese alla Torre di Sant’Anna.

Vino Oenaria Manoscritto Voynich Ischia Ponte
Oenaria e il Vino nel Manoscritto Voynich [immagine 3]

Voynich a Ischia: il cratere, le fumarole e Sant’Angelo

Cheshire sostiene poi di avere individuato nel manoscritto Voynich il cratere di Ischia attorniato da viti (immagine 4). Probabilmente fa riferimento al Cretaio, anche se non è specificato all’interno della ricerca.

Ai margini, colorati di giallo, ci sarebbero dei depositi di zolfo, secondo Cheshire utilizzati dagli ischitani per medicarsi e per la realizzazione della polvere da sparo (per la difesa del Castello e non solo). I quattro tubi che si vedono in basso a destra, in obliquo, rappresenterebbero le fumarole ischitane.

Voynich Ischia cratere fumarole
Il cratere e le fumarole nel manoscritto [immagine 4]

In un successivo – e ancora una volta enigmatico – disegno, il ricercatore sostiene che trova spazio una riproduzione di Sant’Angelo e delle sue acque termali (immagine 5). I bagni secondo lo studioso erano utilizzati dalle suore e dalla corte per il benessere del corpo e per combattere eventuali maledizioni.

Nell’illustrazione in basso, c’è una certa (vaga…) somiglianza con l’isolotto che caratterizza il borgo di Serrara Fontana.

Sant'Angelo manoscritto Voynich Ischia 1500
Sant’Angelo nel manoscritto Voynich [immagine 5]

Voynich acquistò il manoscritto nel 1912 a Frascati. L’isola che ruolo ha, se ce l’ha?

Le versioni ufficiali e ben documentate mostrano che, nel lontano 1912, il manoscritto venne acquistato insieme ad altri trenta volumi da Wilfrid Michael Voynich a Frascati, presso il collegio gesuita di Villa Mondragone. Questa, in definitiva, appare come una delle poche verità storiche certe legate al manoscritto.

Leggendo gli articoli apparsi sul web e sulla carta stampata si evince che – secondo la ricerca di Cheshire – il manoscritto venne acquistato a Ischia proprio nell’anno in cui la proprietà del Castello passò alla famiglia Mattera, il 1912 per l’appunto. Insomma, lo studioso avrebbe messo in dubbio anche che il manoscritto venne acquistato a Frascati. In realtà il ricercatore britannico, almeno stando allo studio che abbiamo potuto consultare, indica solo che il codice Voynich venne scritto a Ischia, non specificando dove fu acquistato.

Questo cambia le carta in tavola. Prima di tutto, stando ad una cronologia molto precisa[5], dobbiamo considerare che il manoscritto si trovava sicuramente a Frascati ad inizio Novecento. Una verità storica che non escluderebbe, seppure si tratti di una ipotesi difficile, che il codice sia stato scritto e poi conservato a Ischia tra il quindicesimo e il sedicesimo secolo (prima, insomma, di finire nelle mani di Rodolfo II d’Asburgo). Le prove sono poche e in realtà sembrano portare tutte lontano da Ischia, ma almeno questa ricostruzione appare un minimo più verosimile rispetto a quella che ha trovato spazio sul web nella seconda metà di maggio 2019.

Una lingua proto-romanza che si parlava solo a Ischia? Le critiche degli esperti

Per lo studioso inglese, il codice è scritto in una lingua proto-romanza diffusa tra la corte spagnola e utilizzata soprattutto sul Castello Aragonese di Ischia. Una lingua per questo esclusiva e raramente utilizzata in documenti. Si tratterebbe di una forma di latino volgare e precedente le lingue romanze (o neolatine), che includono italiano, francese, spagnolo, catalano e altre minori.

Manoscritto Voynich particolare del codice
Un particolare del misterioso codice utilizzato nel manoscritto

Proprio questa scoperta viene particolarmente criticata dagli esperti, che giudicano la ricerca di Cheshire approssimativa. Tra gli oppositori c’è Lisa Fagin Davis, executive director della Medieval Academy of America, annoverabile tra le più importanti organizzazioni che promuovono studi sul Medioevo. La Davis è stata tutt’altro che tenera, utilizzando parole inequivocabili su Twitter e in una intervista ad Ars Technica[6]. “Sono spiacente, signori, la lingua proto-romanza non esiste”, ha affermato la Davis riferendosi alla lingua inesplorata scoperta da Cheshire. Ma non finisce qui: “Questa tesi – ha continuato – è completamente priva di prove e in contrasto con la paleolinguistica. La sua associazione di particolari segni con determinate lettere dell’alfabeto latino è ugualmente priva di prove”. Per la Davis, si tratta insomma di “una farneticazione, un amalgama di più lingue, sono ambizioni più che traduzioni vere e proprie”

La “critica” più pesante (e significativa) è però una interna e arriva direttamente dall’università di Bristol[7]. L’istituto ha rimosso l’articolo dal suo sito ufficiale e preso, sostanzialmente, le distanze specificando che si tratta di un lavoro dell’autore non legato in alcun modo al centro per gli studi medievali e alla Faculty of Arts dell’università.

Tante critiche che allontanano (e di molto) il manoscritto Voynich da Ischia. Poche speranze, insomma, che la storia dell’isola verde possa intrecciarsi con quella ricca di intrighi del codice più famoso al mondo. E allora perché questo approfondimento? Perché dopo l’entusiasmo iniziale era giusto vederci chiaro e capire in che modo Ischia è stata tirata in ballo. E poi, sì, i misteri ci appassionano. Tantissimo.


NOTE

[1]Ansa: “Craccato il codice del più misterioso dei manoscritti

[2]Il Post: “No, il manoscritto Voynich non è stato decifrato

[3]Wikipedia: Manoscritto Voynich

[4]Ricerca di Cheshire 

[5]Lastoriaviva.it La storia del manoscritto con una precisa cronologia

[6]Ars Technica: “No someone hasn’t cracked the code of the mysterious Voynich manuscript

[7]Università di Bristol: “Voynich Manuscript

Manoscritto Voynich, perché lo studio (tanto criticato) parla di Ischia?
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