Filippo Ferrandino, calciatore e allenatore tra Ischia, Napoli e Nazionale

Filippo Ferrandino è uno sportivo di Villa de Bagni, piccola frazione del Porto d’Ischia, che – tra gli anni ’30 e gli anni ’70 – legherà prima da giocatore e poi da allenatore e dirigente la sua carriera ai colori isolani. Calciatore dotato di una velocità impressionante ed annoverabile tra i grandi talenti della storia del calcio isclano, dopo essersi fatto le ossa a Ischia riuscirà ad imporsi in terraferma, conoscendo così nuove realtà dell’ambito campano, calabrese e pugliese. Tornato sullo scoglio isclano, Filippo Ferrandino – noto anche come sarto di grande spessore – metterà a disposizione le sue competenze e il suo tempo: con lui come allenatore e dirigente l’Ischia conquisterà successi importanti e inizierà la fondamentale trasformazione da squadra di paese a società professionistica.

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Ferrandino a Shangai con la divisa della nazionale (1932). Foto di F.Ferrandino.

Filippo Ferrandino è un terzino dalle notevoli doti fisiche, voglioso di conoscere il vero calcio. Dopo le giovanili sullo soglio natio, il giovane ischitano nel 30-31 disputa il campionato di Terza divisione con la Sibilla Bacoli: i campani sono protagonisti di un buon campionato, terminato al quinto posto. Il grande salto avviene l’anno successivo, quando veste la maglia del Napoli: viene aggregato alla squadra riserve, ma si allena con i titolari guidati dal tecnico inglese William Garbutt. Arriva, d’improvviso, il momento della possibile svolta: venerdì 15 gennaio 1932 Ferrandino viene convocato infatti per la gara Napoli-Brescia, in programma appena due giorni dopo. Ma ecco il colpo di scena, sintomo di un’era lontanissima in cui, evidentemente, prima della gloria viene la parola data: il giovane ischitano non risponde alla chiamata essendosi già impegnato precedentemente per disputare una partita tra squadre isolane e onorare, così, la memoria dell’avvocato Francesco Troncone, dirigente dell’Ischia delle origini. Ferrandino rinuncia in questo modo ad un possibile esordio in serie A: come lui, anni prima fu Raffaele Ungaro a declinare l’invito di Garbutt di giocare nel Napoli, concludendo così la carriera nelle fila del Dopolavoro ischitano.

[pullquote-right]Filippo Ferrandino da giocatore nelle giovanili del Napoli (ad un passo dalla prima squadra) e con la nazionale militare. A Ischia allenatore intransigente e fondamentale per il professionismo che verrà[/pullquote-right]Il giovane Ferrandino, sempre nel 1932, parte per il servizio militare a Taranto: in qualità di atleta, affronta un “provino” per la rappresentativa di calcio della Marina Militare Italiana. È un successo e viene scelto come terzino sinistro titolare della squadra. Con la maglia della nazionale italiana partecipa ad una tournée in Estremo Oriente e disputa – in Cina e Giappone – dieci gare al cospetto di rappresentative di altre nazionali militari (anche quella degli Stati Uniti) e di squadre locali ed europee (tra cui il Colonia).

 

Nazionale Militare Italiana in Cina
Nazionale Militare contro il Colonia. Ferrandino è il settimo in piedi, partendo da sinistra (Si ringraziano Leonardo Sasso e la famiglia Ferrandino per la foto)

Nel 1935 Ferrandino passa al Giugliano con i compaesani Nino D’Amico e Vincenzo Rispoli, con loro – da titolare assoluto – disputa il campionato di Prima Divisione 35-36. Poi il ritorno sull’isola: dal 39-40 è allenatore/giocatore della Gil Ischia che partecipa alla Seconda Divisione, girone B. La squadra arriva al primo posto e dovrebbe prendere parte alle finali per l’ammissione in Prima Divisione: ma l’entrata in guerra dell’Italia costringe gli isolani e tante altre società al ritiro. L’ambita categoria è solo rimandata e diventa una realtà nel 42-43 e nel 44-45, quando la neonata A.S. Ischia arriva alle fasi finali: gli isolani verrebbero sicuramente ammessi al campionato di serie C, ma le dimensioni ridotte e non regolamentari del campo di gioco del Rispoli non consentono il tanto agognato salto di categoria. Ferrandino, deluso, decide così di lasciare l’Ischia.

Dopo un’esperienza non proprio esaltante ad Avellino che gli permette comunque di calcare la Serie C (1 presenza nel campionato 45-46), nell’annata 46-47 si trasferisce a Lucera. In Puglia occupa ancora una volta il ruolo di allenatore e giocatore, ma alla fine della stagione appende le scarpe al chiodo. Nelle due annate seguenti allena la Gioiese, prima in serie C e poi in Promozione: a Gioia Tauro, Ferrandino vorrà al suo fianco quattro giovani talenti ischitani come Ciro Barile, Giuseppe Rispoli, Alvaro Cecchi e Francesco Postiglione.

Nel 1949 torna sull’isola, dove – con la sua proverbiale severità – allenerà l’Ischia fino agli anni’60, ricoprendo poi ruoli all’interno della dirigenza gialloblu e risultando in definitiva, nell’ambito del calcio isolano, il personaggio più importante di quei decenni. Questo non solo per le vittorie conquistate sul campo (si pensi alla promozione in Prima Divisione nel 49-50 e al primo posto che portò, unitamente alla fusione con la Bagnolese, alla prima partecipazione in Serie D nel 1960): Filippo Ferrandino fu fondamentale perché, da vero e proprio deus ex machina, grazie soprattutto alle sue capacità organizzative e tecniche,  pose le basi per quindici anni da sogno, quelli segnati dalle partecipazioni in Serie C tra il 1980 e la metà degli anni ’90. Un vero pioniere dello sport a Ischia.

Filippo Ferrandino, calciatore e allenatore tra Ischia, Napoli e Nazionale
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