Giugno 2012 – Le vicende della condotta di Monteruscello riportano alla mente le crisi idriche degli anni ‘80

Castello AragoneseÈ lunga più di mezzo secolo la storia che lega Ischia e le crisi idriche. Un rapporto tormentato consumatosi sempre nella stagione calda, quando l’isola vede aumentare esponenzialmente il numero dei suoi abitanti e, dunque, le esigenze in fatto di acqua. Vicende che almeno in parte conoscono anche i più giovani, che negli ultimi venti anni hanno dovuto far fronte a piccole e gestibili crisi, con le famiglie tutt’al più costrette a fare attenzione ai consumi e magari a qualche doccia in meno. Niente in confronto, ovviamente, alla gestione dell’acqua precedente alla costruzione del primo acquedotto sottomarino tra Ischia e la terraferma, con la storica inaugurazione nel Piazzale Aragonese di Ischia Ponte del 9 novembre 1958. Dopo quella data la prima grande crisi è datata agosto 1971, quando il quotidiano torinese ‘La Stampa’ titolava “Ischia e Procida assetate per la rottura di una condotta”. A causare il mancato approvvigionamento fu in quell’occasione una voragine di vaste proporzioni che si era aperta sulla Domiziana nel tratto tra Pozzuoli e Lucrino. Per molti giorni isolani e turisti rimasero letteralmente a secco, per giunta in una stagione che fece registrare un boom di presenze (Ischia fu favorita dall’inquinamento del litorale domizio).

Ma le vere crisi ci furono soprattutto negli anni’80, quando la quantità d’acqua garantita dalle allora due condotte sottomarine risultava insufficiente per l’aumento vertiginoso del numero di turisti giunti sull’isola. Prime avvisaglie di crisi si ebbero nell’estate dell’82, quando Ischia, Amalfi e Positano si ritrovarono a fronteggiare una crisi idrica abbastanza blanda, ma che riuscì ad avvantaggiare la bene organizzata Capri, servita già allora da due condotte (i famosi dissalatori). Ma è nel 1985 che la situazione si fece tragica: ad Ischia arrivavano solo 17 mila metri cubi di acqua potabile al giorno, insufficienti a soddisfare le esigenze di residenti e villeggianti. A luglio, il Cafi si vedeva così costretto a richiedere l’invio di navi cisterna alla Regione Campania e al prefetto di Napoli. La crisi sembrava stabilizzarsi, ma a partire dal 7 Agosto 1985 la situazione degenerava e molte zone dell’isola rimanevano senza acqua per settimane (le navi cisterna erano capaci di portare solo 1.000 metri cubi di acqua al giorno). Si arriva poi a giorni nostri, con la costruzione della terza condotta che sembrava aver risolto l’annoso problema e regalava agli isolani la certezza che crisi del genere non si sarebbero potute ripetere. Nel giugno 2012 l’isola verde sembrava però rivivere incubi del passato, con i serbatoi a secco e la terza condotta a mezzo servizio.