Anni ’50, Ischia nelle foto del giornalista Piergiorgio Branzi
Foto antiche e d'autore · Pubblicato

Scogliera, Sant’Angelo d’Ischia, 1953
Ancora fotografie antiche che vedono protagonista l’isola di Ischia. Questa volta parliamo degli scatti di Piergiorgio Branzi, fotografo e giornalista italiano nato a Signa, in provincia di Firenze, nel 1928. L’isola verde fu tra le tappe del tour italiano intrapreso negli anni ’50 dall’artista poi noto come corrispondente Rai in Russia e come presentatore del telegiornale di Rai 1 tra gli anni ’60 e ’70. Iniziò a fotografare nel 1953, folgorato dalle opere di Herni Cartier Bresson, maestro della fotografia che proprio in quegli anni legò il suo nome a Ischia.
Le foto a Ischia di Branzi
Nelle quattro immagini di Ischia firmate da Branzi, scattate proprio nel 1953 e tutte in bianco e nero come il resto della sua produzione, spicca un’isola verde insolita. L’occhio del fotografo toscano – diversamente dagli altri colleghi che nell’immediato secondo dopoguerra hanno scelto lo scoglio isclano per i propri scatti – mostra una Ischia non solo incontaminata, ma soprattutto silenziosa e calma. Un’immagine lontana dal turismo di massa degli ultimi decenni e del boom economico nel segno dei visitatori tedeschi tra gli anni ’60 e la seconda metà degli anni ’90.
Nelle foto ischitane di Piergiorgio Branzi protagonista non è il turista di turno e nemmeno gli isolani del tempo: al centro della scena c’è l’anima arcaica del territorio, tra alte scogliere (suggestiva la foto scattata in una Sant’Angelo d’altri tempi), spiagge quasi deserte e la tipica architettura d’Ischia. Significativo che nell’ultima foto con il giovane, sia dato più spazio al muro che al soggetto. Non a caso è stato soprannominato “il fotografo dell’essenziale”.
Piergiorgio Branzi a Napoli
Nel suo tour nel sud Italia (poi visitò anche Spagna e Grecia), Piergiorgio Branzi si fermò ovviamente anche a Napoli, regalando un’altra serie di scatti imperdibili. Anche nelle due foto che proponiamo si respira un’aria di pace e si riscontra lo sperimentalismo di Branzi, che spesso privilegiava gli spazi vuoti e le inquadrature insolite.